giovedì 14 gennaio 2016

#19: Il Ritorno parte 2

Lunedì 7 settembre, 2015

I primi giorni ho un po' sofferto per il jet leg perchè mi svegliavo sempre alle tre o alle cinque di notte, ma nulla di così grave perchè riuscivo tranquillamente a riaddormentarmi. Con la prima famiglia ospitante mi sono trovata bene fin da subito, sono persone simpaticissime, JT mi fa sempre morire dal ridere. Oltre ad essere simpatici mi piacciono davvero come persone, fanno di tutto per farmi sentire a mio agio il più possibile e mi fanno sentire parte della famiglia. Hanno segnato sul calendario il giorno del mio compleanno e JT continua a parlarne. Abbiamo un sacco di gusti in comune in fatto di cibo.Il primo giorno Casey mi ha fatto fare un giro del downtown di Elk River e mi ha mostrato alcuni quartieri lì intorno, sembravano esattamente come quelli dei film. Il downtown è piccolo ma è carino come posto, i lampioni sono tutti decorati con le lucine come se fosse dicembre. Lunedì sono andata con Casey alla mia scuola per parlare con la Counselor riguardo la mia schedule:Sono Senior! Scegliere i corsi non è stato semplice perchè ce ne sono davvero tanti e molti sono interessanti.La mia schedule per il primo semestre è questa:


1st period: First Aid/CPR

2nd period: Forensic Science
3rd period: College Pre-Calculus
4th period: English/Speech 11
5th period: Spanish 1
6th period: US History

Nel secondo semestre al posto di First Aid/CPR e Forensic Science avrò College Intro to Psychology e Trending Topics, un corso in cui faremo discussioni e dibattiti in classe riguardo argomenti di attualità.Dopo aver parlato con la Counselor ho fatto un giro per i corridoi: la scuola è enorme, gigantorme, non so come descriverla, in tutti i corridoi ci sono appesi foto e lavori degli studenti, i muri sono tutti decorati... Uguale alla scuola italiana, insomma.Mentre giravo per i corridoi una ragazza e un ragazzo che stavano appendendo qualcosa sul muro mi hanno chiesto se ero nuova e ci siamo messi un po' a chiacchierare: sono due Senior e la ragazza si chiama Emily, il ragazzo Andrew, gli ho mostrato la mia schedule ma non abbiamo nessuna classe in comune.Poi ho provato ad aprire il mio armadietto e quando dico che aprirlo  è una difficile impresa non scherzo: ho dovuto provare almeno sei volte prima di riuscirci.Mercoledì sera c'era l'openhouse della scuola quindi ho potuto conoscere i miei insegnanti e ho anche incontrato un'exchange student dalla Svezia, Alva. Nella mia scuola siamo 4 exchange students: oltre a noi due ci sono una ragazza dalla Germania, Alina, che vive insieme a lei con la stessa famiglia e un'altra ragazza dalla Bulgaria che però non so come si chiama.Giovedì a pranzo sono stata al primo meeting del Rotary club di Elk River ed essendo il primo si trattava di un barbecue informale al quale hanno partecipato anche altre persone che non sono membri. Il mio Tutor ha presentato a tutti me e i miei genitori ospitanti e quando JT ha detto che la sera saremmo andati alla partita di football della mia scuola un signore che non era membro è venuto a dirci che lui è quello che parla all'altoparlante durante la partita e quindi ha detto che durante la pausa di metà partita avrebbe fatto un annuncio per presentarmi.Quella sera alla partita quando è arrivato il momento della pausa mi hanno fatta salire in cima dove quel signore faceva gli annunci e lui ha iniziato a parlare all'altoparlante dicendo a tutti, 

"Facciamo un caldo benvenuto ad una giovane ragazza che è qui con me adesso, è un'exchange student, viene dall'Italia e frequenterà questa scuola per tutto l'anno, questa è la sua prima partita di football, il suo nome è Luisa Corrà"
 e tutti, anche quelli dalla parte opposta che erano con la squadra avversaria hanno applaudito ed alcuni erano in punta di piedi per cercare di vedermi hahahahah. Quando siamo tornati a sederci Emily, la ragazza che avevo conosciuto lunedì, è venuta da me e mi ha portata nel settore dove c'erano tutti i Senior e mi ha presentata a qualcuno. Non mi ricordo nessuno dei loro nomi ahahah. Ad un certo punto Emily urla: "Aggrappati alla ringhiera!" io ero tipo "What?""Aggrappati!"Faccio come mi dice e tutti sui gradini hanno iniziato tipo a buttarsi l'uno contro l'altro, il motivo non l'ho capito.Alla fine della partita sono tornata dai miei Hparents che stavano parlando con altre persone e ho conosciuto Haily, la loro vicina di casa che va nella mia stessa scuola ed ha appena ottenuto la patente, quindi la mattina mi accompagnerà lei a scuola.Sabato mi hanno portata al Minnesota Country Fair, una fiera enorme che si tiene ogni anno in Minnesota, dove puoi trovare principalmente cibo, ortaggi, animali e giostre. C'era un sacco di gente e un'afa incredibile, un gran peccato perché la fiera in sé era bella.In uno stand c'era una competizione per gli ortaggi più grandi e c'erano delle zucche ENORMI.Domenica invece siamo stati a casa dei genitori di Casey per festeggiare il compleanno di Katie, sua nipote, quindi ho conosciuto parte della loro famiglia. 


21 settembre, 2015

Lunedì 7 settembre era Labour day, quindi la scuola è iniziata l'8. La prima settimana mi ha accompagnata a scuola JT; la scuola inizia alle 7.30 e finisce alle 2.10 dal lunedì al venerdì. Sono arrivata a scuola verso le 7.15 e quando sono entrata ho dato uno sguardo veloce alla caffetteria e lì intorno per vedere se avrei riconosciuto qualcuno, ma c'erano troppe persone. Sono andata al mio armadietto e dopo aver fallito l'ennesimo tentativo di aprirlo ho deciso di rinunciare per il momento e mi sono diretta verso la mia prima classe: primo soccorso. Mr. Cross ci ha fatti presentare alla classe dicendo il nostro nome e la peggior ferita che abbiamo mai avuto, quando è arrivato il mio turno mi sono presentata e ho detto di non aver mai avuto nulla di grave e lui ha fatto una qualche battuta sul fatto che sono italiana che ovviamente non ho capito, così ho solo fatto finta di ridere insieme a tutti gli altri.La mia seconda classe è Forensic Science e a differenza della prima, che si trova nell'edificio A, questa è nell'edificio C e sono esattamente ai due estremi, quindi ogni giorno mi spetta una lunga camminata attraverso la folla prima di arrivarci. Quando sono entrata in classe i banchi erano a gruppi di quattro, così mi sono avvicinata a una ragazza seduta vicino al primo posto libero che ho trovato, l'ho salutata con un sorriso e ho chiesto se potevo sedermi lì, questa neanche si è voltata e così le altre ragazze intorno.Quando mi sono girata ho visto che le altre persone che entravano guardavano un foglio sulla cattedra prima di sedersi, quindi ho scoperto che c'era già una piantina con scritti i nomi sui posti. Grazie per avermelo detto. Mi sono seduta al mio posto e in quell'ora abbiamo visto un video che mostrava la scena del crimine di un omicidio in un bar e dovevamo cercare di ricordare più dettagli possibili dell'accaduto. Dopo il second period, essendo martedì c'era Advisory, ossia una mezzora in cui ognuno si reca nella propria homeroom e danno i vari avvisi e annunci e per il resto fai un po' quello che ti pare. Quando sono entrata in classe non c'era ancora nessuno, così Miss Scheevel, che è anche la mia prof di spagnolo, mi ha detto di sedermi dove volevo. Poi è entrata una ragazza e mi ha chiesto se poteva sedersi nel banco accanto al mio e io, non so come, ho avuto il sospetto che fosse una delle altre exchange students, automaticamente le ho chiesto se lo fosse e ho indovinato! Così ho conosciuto Alina, l'exchange student dalla Germania. Noi exchanges siamo tutte nella stessa Homeroom e poi ci sono altri seniors che però non sembrano molto interessati a conoscerci dal momento che fino ad ora ci hanno rivolto parola solo quando la prof gli ha chiesto di spiegarci come dobbiamo vestirci durante l'homecoming week. A pre-Calculus abbiamo guardato un video in cui la nostra prof si presentava e parlava della sua vita e abbiamo dovuto fare un test rispondendo a delle domande riguardo a quello che ha detto nel video. Ho dovuto fare uno sforzo enorme nel capire tutto quello che diceva, però sono riuscita a rispondere a quasi tutte le domande.Poi è arrivato il momento di English/Speech 11. In quell'ora la prof ci ha fatto fare una specie di gioco in cui dovevamo riuscire a metterci in fila in ordine alfabetico, ma l'unica cosa che potevamo dire era il nostro nome. Dopo avercela fatta ci ha divisi a due a due e ognuno di noi doveva raccontare al proprio partner tre cose di sè e poi a turno ogni coppia doveva presentare il proprio partner alla classe. Il ragazzo che ho dovuto presentare si chiama Nick e gioca a Hokey.A pranzo non sapendo con chi sedermi mi sono diretta al primo tavolo con dei posti liberi e ho chiesto alle ragazze che erano lì sedute se potevo sedermi con loro, essendo nuova, hanno risposto di sì e tra loro ho riconosciuto una ragazza che è nella mia stessa classe di First Aid. Una di loro sembrava abbastanza incuriosita da me così mi ha fatto un po' di domande riguardo il mio programma di scambio.In Spanish 1 ricordo solo che sono tutti freshmen e sophomore e abbiamo dovuto sceglierci un nome spagnolo con cui verremo chiamati in quella classe per il resto dell'anno e io ho scelto Sofia. L'ultimo period era U.S History e abbiamo fatto un altra sorta di gioco per "conoscerci".I primi due giorni di scuola sono stati abbastanza frustranti perchè nonostante cercassi di sorridere e presentarmi a più persone possibili vincendo la timidezza a nessuno sembrava interessare di conoscermi e le persone mi fissavano ma non osavano parlarmi. Il secondo giorno di scuola ho scoperto che Lily, la mia seconda sorella ospitante da cui mi trasferirò a dicembre, ha il mio stesso lunch, cosí mi ha invitata a sedermi al suo tavolo.Dal terzo giorno di scuola le cose hanno iniziato un po' a migliorare: ogni tanto qualcuno ha iniziato a parlarmi e a farmi domande: da dove vengo, quanto starò qui, se in Italia festeggiamo il natale, se l'italiano è una lingua diversa dall'inglese, se in Italia ci sono gli alberi e se abbiamo la festa del Ringraziamento (già). La seconda settimana di scuola ho iniziato a conoscere qualche persona in più, specialmente nella classe di Inglese che per il momento anche se la più difficile è la mia classe preferita: quando la prof ci ha portati in Biblioteca a scegliere un libro una ragazza, Jil, si è messa a parlare con me e poi piano piano si sono aggregate altre persone: un ragazzo di nome Check e altre ragazze di cui ops, non ricordo il nome. Jale mi ha detto di essere la migliore amica di Haily, la mia vicina di casa con cui la mattina vado a scuola e mi ha invitata a mangiare al suo tavolo. Mi piacerebbe un giorno andare al loro tavolo per conoscere nuove persone ma per il momento sono rimasta al solito tavolo con Lily e le sue amiche perché boh, mi sembrava scortese cambiare tavolo all'improvviso e con loro comunque mi sto trovando bene, però penso che se dovesse invitarmi ancora la prossima volta accetterò.Nella stessa classe ho conosciuto anche Tony, un ragazzo un po' strano ma simpatico che mi saluta tutti i giorni, Jacob, il ragazzo seduto davanti a me, Jordan che è con me in Forensic Science e Kristina, che ho conosciuto durante un lavoro a gruppi e mi ha presentata a Marina, una sua amica che viene dalla Russia e a dicembre andrà in Italia per dieci giorni. Kristina, Marina e Tony ora mangiano al nostro stesso tavolo. Sabato sono stata al primo incontro di orientamento con tutti gli altri exchange students nel distretto: siamo circa sessanta. È stato bellissimo quando il presidente del distretto per salutarci ha detto "Buongiorno a tutti, o buonasera, o buona notte o buon pomeriggio, dipende da dove venite, giratevi verso le persone sedute affianco a voi e salutate i vostri futuri migliori amici". Quando è arrivato il momento di dividerci per parlare con i nostri Country Officer ho incontrato Filippo, il ragazzo che viene dal mio stesso distretto in Italia e ho conosciuto le altre due ragazze italiane, Elisabetta e Annalisa. È stato strano perchè abbiamo iniziato a parlarci in inglese e ad un certo punto ci siamo chieste, "perchè stiamo parlando in inglese?" E abbiamo iniziato a parlare un qualcosa di misto tra italiano e inglese. Per il resto del tempo però abbiamo evitato di sederci accanto a persone che provengono dal nostro stesso paese. Abbiamo fatto una sorta di gioco in cui dovevamo dividerci in coppie: ognuno di noi aveva un numero scritto sul proprio cartellino e quel numero era uguale al numero del proprio partner. Ci hanno distribuito dei cartellini con scritto il nome del nostro partner e abbiamo dovuto andare in giro e trovare quella persona. Il mio l'ho trovato abbastanza in fretta, ma lui sul cartellino aveva il nome di un'altra persona. Quando abbiamo trovato quella persona, lei aveva il cartellino di un'altra persona ancora, che a sua volta aveva il nome di qualcun altro, che aveva il cartellino con il mio nome. Un casino, insomma. Il ragazzo sul mio cartellino era giusto, comunque, perchè il nostro numero era uguale, quindi ha scambiato il suo cartellino con quello col mio nome e tutto si è sistemato.Quello che abbiamo dovuto fare poi è stato che a turno ogni coppia doveva salire sul palco di fronte a tutte le famiglie ospitanti e i tutor e ognuno doveva presentare al pubblico il proprio partner.È stato divertente sentire un sacco di accenti diversi.Poi ci hanno fatti sedere ai tavoli e dovevamo parlare con la persona di fronte a noi per tipo un minuto e mezzo e poi cambiare posto. È stato terribile perchè avevamo così tanto da dirci e ogni volta che eravamo nel mezzo della conversazione il tempo scadeva. L'incontro è stato bello e divertente, ma mi sarebbe piaciuto avere più tempo per parlare e conoscere gli altri. Comunque il prossimo incontro sarà un Halloween weekend e non vedo l'ora.


mercoledì 13 gennaio 2016

#18: Luisa: Il Ritorno

Carissimi lettori,
Sì, sono viva e salva! Vi sarete chiesti che fine abbia fatto negli ultimi uhm.. cinque mesi? Beh,  ero giusto impegnata ad essere un'exchange student :)
I primi tempi ero super impegnata e c'erano così tante novità da raccontare, che nonostante stessi continuando a scrivere ogni volta si aggiungeva qualcosa in più di cui volevo scrivere in quel post e, una cosa dopo l'altra, non riuscivo a stare al passo con i tempi e a concludere quel benedetto post. Così ora ho tipo tre posts incompleti che ho iniziato a scrivere, ma non ho mai pubblicato. Ma ho deciso che li pubblicherò oggi, lasciandoli incompleti, così come li ho lasciati quando ho iniziato a scriverli, perchè ormai è passato troppo tempo e voglio pubblicare le mie parole in tempo reale, i miei veri pensieri.
In quattro mesi e mezzo sono successe talmente tante cose che faccio fatica a ricordarmele tutte e vorrei riuscire a scrivere il più possibile, soprattutto di quello che sto imparando, di come sto cambiando, delle mje riflessoni. Cercherò di fare questo nelle prossime settimane, mentre in questo post lascio spazio ai vecchi post "dimenticati in un cassetto".


Giovedì 27 agosto, 2015, Italia.

"Il viaggio comincia laddove il ritmo del cuore si espone al vento della paura". 


Queste sono le parole scritte in corsivo su quel foglietto di carta rosa che mia zia Elena ha lasciato in una busta insieme al regalo che mi ha portato mercoledì sera. 

Il mio viaggio sta per cominciare. 
Un giorno, un ultimo giorno di vita "normale", in Italia, con la mia famiglia, nella mia casa, nel mio paese. 
Un ultimo giorno di normalità prima che la mia vita cambi bruscamente. Un solo giorno prima del grande salto nel vuoto. 
Ecco come sono stati i veri ultimi giorni della mia vita italiana: Fino a settimana scorsa le mie giornate si sono svolte in assoluta tranquillità, con una normalità quasi fuori dal normale, considerata la situazione: non mi sembrava affatto di dover partire per un anno, quando ci pensavo era come se stessi pensando ad un'altra persona. Tra poco Io parte per un anno. Ma chi è Io? La conosco? Non avevo fretta di iniziare a fare le valigie, non avevo fretta di salutare nessuno. "Tanto c'è ancora tempo". 
Fu così che mi svegliai una mattina e all'improvviso pensai: Ma manca solo una settimana! Così incastrando una cosa e l'altra ho cercato di salutare più persone possibili e fare tutto quello che restava da fare. Alcune persone mi hanno fatto dei regali: principalmente blocchetti, magliette e cioccolato. Ho cercato di passare più tempo possibile insieme alle mie migliori amiche ma purtroppo sono state poche le volte in cui siamo riuscite a vederci tutte e 4 insieme. Domenica sera dovevo andare a casa di Laura a mangiare la pizza e vedere un film. Ci saremmo state io, lei e Franesca perchè Greta era ancora in montagna. Quando sono salita in cima alle scale la porta del suo appartamento era semiaperta. 
-Permesso-. 
Nessuno risponde. 
Indecisa se entrare o no, vedo che in ingresso non c'è nessuno ed è tutto buio. La porta del salotto è chiusa ma scorgo delle luci. 
Magari non mi sentono. 
Mentre apro la porta del salotto la prima cosa che noto sono le candele sul tavolo, poi guardo di fronte a me e Greta, Laura e Francesca mi stanno riprendendo mentre gridano Sorpresa! Poi vedo la torta e dei pacchetti regalo. Non me l'aspettavo! In realtà avevo sospettato qualcosa ma alla fine non pensavo davvero che mi avrebbero fatto una sorpresa, anche perchè Laura mi aveva già chiesto se volevo che organizzasse qualcosa e io le avevo detto di non preoccuparsi. È stata una bellissima serata e putroppo anche l'ultima passata tutte e 4 insieme. Mercoledì sera siamo stati a mangiare la pizza nel solito posto in cui io e i miei fratelli andiamo con nostro padre, solo che questa volta era presente praticamente tutta la mia famiglia: nonni paterni, zii, cugini, nonna materna, mia madre, altra zia e altre cugine, il figlio di mia cugina. Dopo anni e anni la mia famiglia si è riunita al completo. Non ricordo nemmeno quando è stata l'ultima volta in cui sia successo e per quale occasione. È stato bellissimo avere tutti lì, seduti allo stesso tavolo, venuti per salutarmi. Prima che tutti se ne andassero via abbiamo deciso di farci un mega-selfie di famiglia non essendoci altro modo di avere una foto tutti insieme senza che qualcuno restasse fuori e un tizio spuntato dal nulla al momento dello scatto si è messo di fianco a mia nonna dicendo -forza, più vicini!-.



Domenica 30 agosto, 2015, America.

Quando ti svegli il giorno prima della partenza ti sembra di avere finalmente realizzato che stai per partire. Il tuo pensiero da quando ti alzi a quando ti riaddormenti è costantemente questo: domani parto. Domani parto. Domani. Questo è l'ultimo giorno qui. Le ultime ore. Anche se ti sforzi di pensare ad altro non ci riesci, non riesci a togliertelo dalla testa. È il tuo pensiero fisso, la tua ombra.Il momento che hai tanto atteso e per cui ti sei preparata per tutto questo tempo è arrivato. Sembrava così distante quando ci pensavi e non vedevi l'ora che arrivasse. Sembrava così irraggiungibile, eppure adesso eccolo qui. E ora che è arrivato vorresti fermare il tempo, goderti gli ultimi momenti con la tua famiglia, in casa tua. Vorresti premere il pulsante stop come per mettere in pausa un film, tirare il freno a mano. Ehi tempo frena, stai andando troppo veloce. È come essere in un torrente dove cerchi un appiglio, qualcosa su cui aggrapparti ma la corrente è troppo forte e ti trascina via.Perchè non si può fermare il tempo.Così il giorno dopo ti ritrovi in macchina e dai un ultimo sguardo alla tua casa, a quello che ti lasci alle spalle mentre l'auto prosegue lungo il viale e tutto scompare dietro una curva.Durante il viaggio verso l'aeroporto leggo i messaggi  di amici e parenti e  guardo il video che Greta e Francesca mi hanno mandato in diretta dalla Liguria per salutarmi.In macchina siamo stretti, i miei genitori davanti e Laura e mia sorella dietro insieme a me. Mio fratello l'ho salutato prima di partire.Non riesco a pensare a nulla. Non so descrivere ciò che sento dentro di me mentre ci avviciniamo all'aeroporto e una volta lì mentre giriamo alla ricerca del banco del check in. Poi arriva il momento dei saluti. Ho provato molte volte a immaginare come sarebbe stato: se mia madre avrebbe pianto, se qualcuno avrebbe pianto. Io ho sempre pensato che non sarei riuscita a piangere al momento dei saluti, che forse avrei versato qualche lacrima vedendo l'Italia rimpicciolirsi sotto di me mentre l'aereo avrebbe preso il volo, ma senza farmi notare da nessuno. E stava andando proprio così, fino a quando mia madre si è voltata e ha tirato fuori un fazzoletto dalla borsa. Non so se è stato quello o vedere gli occhi di mio padre riempirsi di lacrime che mi ha fatta traboccare. Mio padre che non è mai stato d'accordo con me sull'idea di partire, che ha sempre cercato di farmi cambiare idea ma che mi ha permesso comunque di inseguire questo mio sogno che non avevo intenzione di mollare. Non ricordo esattamente com'è stato dopo, ricordo solo che ho iniziato a piangere ed ho odiato quel momento. Ho salutato tutti con un abbraccio e poi ho proseguito da sola attraverso i controlli. Dentro di me quella sensazione che si prova quando sai di esserti lasciato dietro qualcosa. È un po' come quando impari ad andare in bicicletta: nel momento in cui togli le rotelle non c'é più nulla che ti sostiene, devi stare in equilibrio da solo. È così che mi sono sentita: come se avessi tolto le rotelle.In aereo ho aperto la busta che mi ha lasciato mia mamma insieme al regalo di compleanno. L'Idea era di aprire entrambi il giorno del mio compleanno, ma volevo leggere le parole di mia mamma e ho fatto bene a leggerle in quel momento, mi hanno ricordato la strada che ho fatto per arrivare qui, seduta su un sedile di questo aereo diretto ad Atlanta. Con il regalo però ho vinto la curiosità, lo aprirò il 25 settembre come avrei voluto.Il volo è stato lungo ma nulla di tragico, avevo alcuni film sul mio tablet, le cuffiette per ascoltare la musica e Le città invisibili da finire di leggere, ma in realtà ho passato la maggior parte del tempo a guardare fuori dall'oblò e senza fare nulla di particolare perchè non me la sentivo di fare nulla. Sul primo volo di fianco a me non c'era nessuno così ho potuto mettermi comoda. Avevo un sacco di preoccupazioni per lo scalo ad Atlanta: paura di non sapere da che parte andare, paura che avessero smarrito le mie valigie, paura di perdere la coincidenza per Minneapolis.Tutte preoccupazioni inutili dal momento che in aeroporto c'erano indicazioni ovunque e tutto mi è sembrato abbastanza semplice.È stato strano l'impatto che ho avuto atterrando per la prima volta negli USA: tutti intorno a me parlavano inglese e io mi sentivo un po' come un pesce fuor d'acqua. Anche sul secondo volo mi è capitato il posto vicino al finestrino ed è stata bellissima la sensazione che ho avuto quando ho iniziato a riconoscere il Minnesota dai moltissimi laghi sparsi qua e là e, durante l'atterraggio, si potevano vedere dall'alto i quartieri con le tipiche casette americane tutte in fila lungo le vie. Ho fatto un sacco di foto dal finestrino dell'aereo ma nessuna rende davvero l'idea della vista che c'era. Dopo che sono atterrata mi sono messa alla ricerca del ritiro valigie, stavo scendendo dalle scale mobili quando ho riconosciuto dietro la vetrata di fronte a me Casey, JT, Carsten e Dan, il mio tutor, con in mano un cartello enorme con la scritta "WELCOME LUISA" e dei palloncini. Ci siamo salutati con un abbraccio e abbiamo ritirato le mie valigie.Durante il viaggio in macchina ho visto Minneapolis da lontano e siamo passati attraverso il Mississippi. Ero affamata e stanca da morire, così ci siamo fermati a mangiare qualcosa da Five Guys dove ho preso il mio primo hamburger americano. Quella sera la luna era rossa! Mentre siamo passati davanti a Minneapolis JT si è girato verso di me dicendo: "Luisa sappiamo che sei un'exchange student e quindi il tuo dovere è andare a scuola, studiare, fare i compiti.. Ma noi ti porteremo qui!" HahahahQuando siamo arrivati mi hanno fatto fare un giro veloce della casa e scegliere se dormire nella stanza di Addison che era già partita per la Spagna o nella stanza giù nel basement, ho scelto la stanza di sotto e dopo una doccia sono piombata a dormire perchè ero davvero esausta.



Scusate, sono troppo stanca e pigra. È tardi e ho davvero bisogno di dormire. Gli altri due post "dimenticati" li pubblicherò domani. Promesso!
Ah, sì, i post erano quattro.