mercoledì 13 gennaio 2016

#18: Luisa: Il Ritorno

Carissimi lettori,
Sì, sono viva e salva! Vi sarete chiesti che fine abbia fatto negli ultimi uhm.. cinque mesi? Beh,  ero giusto impegnata ad essere un'exchange student :)
I primi tempi ero super impegnata e c'erano così tante novità da raccontare, che nonostante stessi continuando a scrivere ogni volta si aggiungeva qualcosa in più di cui volevo scrivere in quel post e, una cosa dopo l'altra, non riuscivo a stare al passo con i tempi e a concludere quel benedetto post. Così ora ho tipo tre posts incompleti che ho iniziato a scrivere, ma non ho mai pubblicato. Ma ho deciso che li pubblicherò oggi, lasciandoli incompleti, così come li ho lasciati quando ho iniziato a scriverli, perchè ormai è passato troppo tempo e voglio pubblicare le mie parole in tempo reale, i miei veri pensieri.
In quattro mesi e mezzo sono successe talmente tante cose che faccio fatica a ricordarmele tutte e vorrei riuscire a scrivere il più possibile, soprattutto di quello che sto imparando, di come sto cambiando, delle mje riflessoni. Cercherò di fare questo nelle prossime settimane, mentre in questo post lascio spazio ai vecchi post "dimenticati in un cassetto".


Giovedì 27 agosto, 2015, Italia.

"Il viaggio comincia laddove il ritmo del cuore si espone al vento della paura". 


Queste sono le parole scritte in corsivo su quel foglietto di carta rosa che mia zia Elena ha lasciato in una busta insieme al regalo che mi ha portato mercoledì sera. 

Il mio viaggio sta per cominciare. 
Un giorno, un ultimo giorno di vita "normale", in Italia, con la mia famiglia, nella mia casa, nel mio paese. 
Un ultimo giorno di normalità prima che la mia vita cambi bruscamente. Un solo giorno prima del grande salto nel vuoto. 
Ecco come sono stati i veri ultimi giorni della mia vita italiana: Fino a settimana scorsa le mie giornate si sono svolte in assoluta tranquillità, con una normalità quasi fuori dal normale, considerata la situazione: non mi sembrava affatto di dover partire per un anno, quando ci pensavo era come se stessi pensando ad un'altra persona. Tra poco Io parte per un anno. Ma chi è Io? La conosco? Non avevo fretta di iniziare a fare le valigie, non avevo fretta di salutare nessuno. "Tanto c'è ancora tempo". 
Fu così che mi svegliai una mattina e all'improvviso pensai: Ma manca solo una settimana! Così incastrando una cosa e l'altra ho cercato di salutare più persone possibili e fare tutto quello che restava da fare. Alcune persone mi hanno fatto dei regali: principalmente blocchetti, magliette e cioccolato. Ho cercato di passare più tempo possibile insieme alle mie migliori amiche ma purtroppo sono state poche le volte in cui siamo riuscite a vederci tutte e 4 insieme. Domenica sera dovevo andare a casa di Laura a mangiare la pizza e vedere un film. Ci saremmo state io, lei e Franesca perchè Greta era ancora in montagna. Quando sono salita in cima alle scale la porta del suo appartamento era semiaperta. 
-Permesso-. 
Nessuno risponde. 
Indecisa se entrare o no, vedo che in ingresso non c'è nessuno ed è tutto buio. La porta del salotto è chiusa ma scorgo delle luci. 
Magari non mi sentono. 
Mentre apro la porta del salotto la prima cosa che noto sono le candele sul tavolo, poi guardo di fronte a me e Greta, Laura e Francesca mi stanno riprendendo mentre gridano Sorpresa! Poi vedo la torta e dei pacchetti regalo. Non me l'aspettavo! In realtà avevo sospettato qualcosa ma alla fine non pensavo davvero che mi avrebbero fatto una sorpresa, anche perchè Laura mi aveva già chiesto se volevo che organizzasse qualcosa e io le avevo detto di non preoccuparsi. È stata una bellissima serata e putroppo anche l'ultima passata tutte e 4 insieme. Mercoledì sera siamo stati a mangiare la pizza nel solito posto in cui io e i miei fratelli andiamo con nostro padre, solo che questa volta era presente praticamente tutta la mia famiglia: nonni paterni, zii, cugini, nonna materna, mia madre, altra zia e altre cugine, il figlio di mia cugina. Dopo anni e anni la mia famiglia si è riunita al completo. Non ricordo nemmeno quando è stata l'ultima volta in cui sia successo e per quale occasione. È stato bellissimo avere tutti lì, seduti allo stesso tavolo, venuti per salutarmi. Prima che tutti se ne andassero via abbiamo deciso di farci un mega-selfie di famiglia non essendoci altro modo di avere una foto tutti insieme senza che qualcuno restasse fuori e un tizio spuntato dal nulla al momento dello scatto si è messo di fianco a mia nonna dicendo -forza, più vicini!-.



Domenica 30 agosto, 2015, America.

Quando ti svegli il giorno prima della partenza ti sembra di avere finalmente realizzato che stai per partire. Il tuo pensiero da quando ti alzi a quando ti riaddormenti è costantemente questo: domani parto. Domani parto. Domani. Questo è l'ultimo giorno qui. Le ultime ore. Anche se ti sforzi di pensare ad altro non ci riesci, non riesci a togliertelo dalla testa. È il tuo pensiero fisso, la tua ombra.Il momento che hai tanto atteso e per cui ti sei preparata per tutto questo tempo è arrivato. Sembrava così distante quando ci pensavi e non vedevi l'ora che arrivasse. Sembrava così irraggiungibile, eppure adesso eccolo qui. E ora che è arrivato vorresti fermare il tempo, goderti gli ultimi momenti con la tua famiglia, in casa tua. Vorresti premere il pulsante stop come per mettere in pausa un film, tirare il freno a mano. Ehi tempo frena, stai andando troppo veloce. È come essere in un torrente dove cerchi un appiglio, qualcosa su cui aggrapparti ma la corrente è troppo forte e ti trascina via.Perchè non si può fermare il tempo.Così il giorno dopo ti ritrovi in macchina e dai un ultimo sguardo alla tua casa, a quello che ti lasci alle spalle mentre l'auto prosegue lungo il viale e tutto scompare dietro una curva.Durante il viaggio verso l'aeroporto leggo i messaggi  di amici e parenti e  guardo il video che Greta e Francesca mi hanno mandato in diretta dalla Liguria per salutarmi.In macchina siamo stretti, i miei genitori davanti e Laura e mia sorella dietro insieme a me. Mio fratello l'ho salutato prima di partire.Non riesco a pensare a nulla. Non so descrivere ciò che sento dentro di me mentre ci avviciniamo all'aeroporto e una volta lì mentre giriamo alla ricerca del banco del check in. Poi arriva il momento dei saluti. Ho provato molte volte a immaginare come sarebbe stato: se mia madre avrebbe pianto, se qualcuno avrebbe pianto. Io ho sempre pensato che non sarei riuscita a piangere al momento dei saluti, che forse avrei versato qualche lacrima vedendo l'Italia rimpicciolirsi sotto di me mentre l'aereo avrebbe preso il volo, ma senza farmi notare da nessuno. E stava andando proprio così, fino a quando mia madre si è voltata e ha tirato fuori un fazzoletto dalla borsa. Non so se è stato quello o vedere gli occhi di mio padre riempirsi di lacrime che mi ha fatta traboccare. Mio padre che non è mai stato d'accordo con me sull'idea di partire, che ha sempre cercato di farmi cambiare idea ma che mi ha permesso comunque di inseguire questo mio sogno che non avevo intenzione di mollare. Non ricordo esattamente com'è stato dopo, ricordo solo che ho iniziato a piangere ed ho odiato quel momento. Ho salutato tutti con un abbraccio e poi ho proseguito da sola attraverso i controlli. Dentro di me quella sensazione che si prova quando sai di esserti lasciato dietro qualcosa. È un po' come quando impari ad andare in bicicletta: nel momento in cui togli le rotelle non c'é più nulla che ti sostiene, devi stare in equilibrio da solo. È così che mi sono sentita: come se avessi tolto le rotelle.In aereo ho aperto la busta che mi ha lasciato mia mamma insieme al regalo di compleanno. L'Idea era di aprire entrambi il giorno del mio compleanno, ma volevo leggere le parole di mia mamma e ho fatto bene a leggerle in quel momento, mi hanno ricordato la strada che ho fatto per arrivare qui, seduta su un sedile di questo aereo diretto ad Atlanta. Con il regalo però ho vinto la curiosità, lo aprirò il 25 settembre come avrei voluto.Il volo è stato lungo ma nulla di tragico, avevo alcuni film sul mio tablet, le cuffiette per ascoltare la musica e Le città invisibili da finire di leggere, ma in realtà ho passato la maggior parte del tempo a guardare fuori dall'oblò e senza fare nulla di particolare perchè non me la sentivo di fare nulla. Sul primo volo di fianco a me non c'era nessuno così ho potuto mettermi comoda. Avevo un sacco di preoccupazioni per lo scalo ad Atlanta: paura di non sapere da che parte andare, paura che avessero smarrito le mie valigie, paura di perdere la coincidenza per Minneapolis.Tutte preoccupazioni inutili dal momento che in aeroporto c'erano indicazioni ovunque e tutto mi è sembrato abbastanza semplice.È stato strano l'impatto che ho avuto atterrando per la prima volta negli USA: tutti intorno a me parlavano inglese e io mi sentivo un po' come un pesce fuor d'acqua. Anche sul secondo volo mi è capitato il posto vicino al finestrino ed è stata bellissima la sensazione che ho avuto quando ho iniziato a riconoscere il Minnesota dai moltissimi laghi sparsi qua e là e, durante l'atterraggio, si potevano vedere dall'alto i quartieri con le tipiche casette americane tutte in fila lungo le vie. Ho fatto un sacco di foto dal finestrino dell'aereo ma nessuna rende davvero l'idea della vista che c'era. Dopo che sono atterrata mi sono messa alla ricerca del ritiro valigie, stavo scendendo dalle scale mobili quando ho riconosciuto dietro la vetrata di fronte a me Casey, JT, Carsten e Dan, il mio tutor, con in mano un cartello enorme con la scritta "WELCOME LUISA" e dei palloncini. Ci siamo salutati con un abbraccio e abbiamo ritirato le mie valigie.Durante il viaggio in macchina ho visto Minneapolis da lontano e siamo passati attraverso il Mississippi. Ero affamata e stanca da morire, così ci siamo fermati a mangiare qualcosa da Five Guys dove ho preso il mio primo hamburger americano. Quella sera la luna era rossa! Mentre siamo passati davanti a Minneapolis JT si è girato verso di me dicendo: "Luisa sappiamo che sei un'exchange student e quindi il tuo dovere è andare a scuola, studiare, fare i compiti.. Ma noi ti porteremo qui!" HahahahQuando siamo arrivati mi hanno fatto fare un giro veloce della casa e scegliere se dormire nella stanza di Addison che era già partita per la Spagna o nella stanza giù nel basement, ho scelto la stanza di sotto e dopo una doccia sono piombata a dormire perchè ero davvero esausta.



Scusate, sono troppo stanca e pigra. È tardi e ho davvero bisogno di dormire. Gli altri due post "dimenticati" li pubblicherò domani. Promesso!
Ah, sì, i post erano quattro.






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